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Mode alimentari: quattro pasti o tre più due?

Mode alimentari: quattro pasti o tre più due?

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31 MAGGIO 2018

Una nuova moda alimentare sta arrivando dal Regno Unito: si tratta della “nuova suddivisione dei pasti” che ne prevede 4 anziché i ben consolidati 3 e i 2 consigliati spuntini.

La provenienza di questa nuova moda, concedetemelo, dovrebbe già far suonare qualche campanello d’allarme. È infatti noto a tutti che gli inglesi e i loro cugini d’oltre Oceano non sono certo dei modelli per quanto riguarda dieta e alimentazione, e queste nuove indicazioni non fanno eccezione.

Sostenere che i quattro pasti siano la nuova frontiera perché la società si evolve è come giustificare un rapporto di lavoro capestro, dove non ci sono spazi per noi stessi neppure in quell’ora che ci viene concessa di diritto e che viene chiamata pausa pranzo. Il rapporto con il cibo ha una sua sacralità: cibo non significa solo riempire di kilocalorie (spesso vuote) il nostro stomaco; cibo significa entrare in una sfera molto delicata, personale, privata.

Il cibo, quello con la “C” maiuscola, ha una valenza non solo alimentare ma anche emotiva; ha un profondo legame con la sopravvivenza della specie ma anche con i ricordi, le emozioni, la famiglia di origine.

La lettura che danno gli anglosassoni è dunque riduttiva e non può essere giustificata dalla vita frenetica ma solo da un’incapacità nel relazionarsi con il cibo e con il piatto. Troppi impegni? Sì, è vero: siamo tutti oberati dal lavoro, dagli impegni e travolti da una quotidianità spesso pesante, schiavi di una vita a cui non basta più ciò che mangiamo e alla quale viene proposto il quarto pasto per controllare gli “attacchi di fame” fuori controllo o l’ingordigia di alcuni di noi.

Ed ecco la contraddizione: incrementare la nostra dieta con il quarto pasto, secondo i nostri amici d’Oltremanica, servirebbe per adattare le nostre abitudini alimentari al nostro stile di vita, aumentando le energie messe in gioco dalla stressante vita quotidiana. Quindi, anziché pensare a come ridimensionare e riportare la nostra vita entro binari di accettabilità, ci viene proposto di modificare il nostro rapporto con il cibo. Si tratterebbe, sempre secondo i britannici, di sedersi un momento, nel pomeriggio o dopo cena, e mangiare un toast o una bella insalatona. Toast dopo cena?! Insalata prima di coricarsi?!

Pensate invece a cosa noi nutrizionisti consigliamo da sempre: una bella colazione al mattino, i nostri due spuntini a base di frutta (o un frullato) a metà mattina e metà pomeriggio, un pranzo da principe e una cena da povero, perché la sera è fatta per riposare e con la pancia troppo piena si rischia di non dormire bene. Il nostro modo di alimentarsi esprime anche il nostro sesso, la nostra età, la nostra appartenenza culturale ma anche il nostro stato di salute e la nostra appartenenza religiosa.
In passato la trasmissione del sapere della comunità avveniva prevalentemente a tavola: “Il padre rallegrato dal cibo e dal bicchiere di vino, trasmetteva quella sapienza contadina trasmessa a sua volta dal padre, eredità lasciata da generazione in generazione... Come grappoli d'uva nel cesto" (Anonimo) .
Gli inglesi? Non hanno davvero nulla da insegnarci!

Un saluto dal vostro nutrizionista,
Dr. Paolo Paganelli


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